Entro i limiti della media europea 

di nino romeo

oratorio in nero per le morti bianche (così le chiamano)

rassegna stampa cronologica


Andrea Ozza «Criticalminds» del 25 novembre 2012

Roma – (…) Nino Romeo compone un testo che, con fare meticoloso, accosta vocaboli ricercati, appartenenti a un linguaggio tanto forbito quanto estinto della nostra maltrattata lingua italiana, concatenando versi sciolti di rara bellezza e musicalità che la sua straordinaria attrice, Graziana Maniscalco, restituisce al pubblico con garbata maestria. Il tema, quello delle morti bianche, è trattato con doveroso e dignitoso coraggio: viene inscenato il dolore crudo, confuso, accecante per la sua intensità, autentico nel suo materializzarsi in scena. La regia poi, giocando su un registro stilistico che ricorda molto l’estetica espressionista con le sue luci e ombre dall’effetto plastico, esalta le qualità attoriali della Maniscalco, che intrattiene per più di un’ora l’uditorio, coinvolgendolo senza via di scampo. Non c’è struttura prestabilita che regge questo dramma, non c’è storia intesa come insieme concatenato e logico di eventi facilmente riconoscibili dal pubblico. Ci sono solo versi che nel loro comporsi disordinato e variegato, generano a poco a poco un vortice di emozioni e sentimenti, capace di risucchiare completamente lo spettatore per poi sbatterlo dinanzi all’atroce verità di un problema che esiste e che molto spesso viene taciuto e tacitato da più fronti.Lo spettacolo è andato in scena dal 20 al 25 novembre presso il Teatro dei Conciatori di Roma, che continua a impegnarsi nell’ospitare spettacoli di elevata qualità, tutti, rigorosamente, di autori contemporanei italiani, come a sottolineare che sì, il Teatro è ancora vivo e, come ci dimostra Romeo, non ha nulla da che invidiare a quello d’oltre Oceano.

«Perinsala» del 24 novembre 2012

Roma – (…) Fin dalle prime battute ci troviamo quindi all’interno del teatro di denuncia, di quella preziosa parte del nostro teatro che ha il compito di parlare alle nostre coscienze, di rendersi documento, testimonianza, dichiarazione vibrante contro la società o le sue parti più negative. Entro i limiti della media europea, scritto e diretto da Nino Romeo, trova in Graziana Maniscalco un’interprete intensa e generosa che riesce a coinvolgere il pubblico con la sua consumata teatralità. Il monologo diventa allora immagine viva, scena completa, racconto corale, anche se narrato da una voce sola.


Simonetta Trovato «il Giornale di Sicilia» del 18 marzo 2011

Palermo – Le parole restano lì, nell’aria, sospese da un dolore che viene da profondo, dalla bocca dello stomaco, contratte in un groviglio di vene, sangue, ossa, lacrime. Entro i limiti della media europea è un monologo che segna il ritorno -finalmente- sulla scena palermitana del Gruppo Iarba. Il testo di Nino Romeo, affidato a Graziana Maniscalco (…) è un esempio abbastanza raro ormai, di teatro civile che l’attrice sciorina come stesse dispiegano un lenzuolo bianco, una sindone contemporanea di sudore e lacrime, u fiume che scorre lento negli argini che non permettono sbavature né affluenti. Misurata, corretta: in una parola bravissima.

Adriana Falsone «la Repubblica» di Palermo del 16 marzo 2011

Palermo – Il dolore della morte poco alla volta cede il passo alla consapevolezza della vita. (…) La parola spezzata dal dolore diventa graduale consapevolezza linguistica che avanza in parallelo alla coscienza di sé, alla voglia di un riscatto sociale.


Guido Valdini  «la Repubblica» di Palermo del 7 agosto 2010

A Gibellina un festival ricco di segni forti(…) la ricchezza sentimentale e l’impegno civile per una ribellione contro le morti bianche di Nino Romeo (…) Denuncia quella di Entro i limiti della media europea di Romeo: un canto danzato doloroso e acuminato che si oppone al cinismo del sistema delle multinazionali, protagonista una Graziana Maniscalco di grande intensità.


Guido Valdini  «la Repubblica» di Palermo del 3 agosto 2010

L’impegno civile sposa i sentimenti: così Romeo racconta il rogo ThyssenGibellina – Una figurina nera schiacciata da un enorme spazio vuoto lancia il suo durissimo atto d’accusa contro una società che sfrutta, uccide e spettacolarizza il lutto. Una donna sola striscia contro un muro, va e viene, scivola sui suoi passi, corpo che sfida le ombre e gli squarci di luce in una sorta di balletto doloroso (…) Giocata nella desertica e fascinosa scenografia naturale del Teatro degli Ulivi di Gibellina, e accolto con grande favore dal Pubblico, “Entro i limiti della media europea” di Nino Romeo trae spunto dalrogo della Thyssen per affrontare il dramma delle morti bianche e per smascherare tutto il labirinto di potere che ci sta dietro. Ma lo fa senza agitare quella vis polemica e ideologica che quasi sempre il teatro a tesi si trascina. Anzi, la qualità del testo di Romeo consiste proprio nel sapere coniugare l’impegno civile con la ricchezza sentimentale, immergendo la materia sociale nel grumo del cuore di una donna; nell’usare un linguaggio scabro e incisivo all’interno di un’aura poetica che richiama la tragedia greca, colloquiale ma anche denso di rimandi letterari e orchestrazioni metaforiche; nell’ammortizzare la prevedibilità del racconto in un ritmo di forte intensità emotiva. Dove l’indignazione è lucida e controllata, talora beffarda, il grido è lacerante ma soffocato. Testo al quale, Graziana Maniscalco, attrice di maturo e nervoso talento, offre una dedizione interpretativa di prim’ordine, fatta di accensioni e ripiegamenti, stridori, spezzature e vibrazioni che salgono dalle viscere per esondare sulla punta della lingua. (…)


Pippo Di Marca «Ridotto» aprile-maggio 2010(…)

E qui, nello spettacolo “Entro i limiti della media europea” proprio Graziana si manifesta come l’anima, o persona scenica, di questo corpo pienamente sodale, ricco di furore e di pathos, di indignazione e di dolore, e pure non privo di ‘grazia’. In uno spazio scenico spoglio di tutto, tranne che dei muri che lo delimitano, dunque in una scena-teatro pensata come una gabbia, o una prigione del dolore, o una ‘camera della tortura’, la vedova di un uomo morto sul lavoro da poche ore elabora il suo lutto. E’ un flusso ininterrotto di ricordi, di pensieri, di passione umana e civile, di accuse, di rabbia a stento trattenuta . E’ un movimento continuo della protagonista unica, un peregrinare in questo luogo senza uscite, per stazioni segnate e scandite, dislocate, a volte ripercorse come un insensato ‘ricorso’ dai passaggi del testo e da un sapiente gioco di luci che disseziona lo spazio e ne moltiplica gli anfratti,con geometrie ben delineate, coatte, per tagli netti a segmentare il buio, ai lati, o ad evidenziare frontalmente i muri come barriere invalicabili e tuttavia anche come ancore, robusti sostegni cui appoggiarsi, contro cui sfogarsi, su cui persino dondolarsi. Un caso raro in cui la scena, o meglio la non scena, la sua assoluta nudità e le luci sono a pieno titolo drammaturgia. E in questa partita con la morte, con la vita, con il dolore, Graziana Maniscalco compone una sofferta, dolente sinfonia di gesti e suoni, con un andamento dapprima incerto, quasi un pianissimo, o un andante; e poi, man mano si fa mossa, vibrante, si accende in improvvisi, sincopati acuti. Il percorso, la partita sono lucidi, rigorosi e al tempo stesso partecipi, appassionati, febbrili: mai tuttavia scomposti. E quest’ultima considerazione mi fa venire alla mente un testo meno recente di Nino, quel “Post mortem” di cui io ho curato la regia e che Nino ha scritto in un certo senso cucendoselo addosso in modo che la passione e la lucidità pervadessero indistintamente il lui autore e il lui interprete. (…) A dimostrazione, ove ce ne fosse bisogno, un solo stile li accomuna e li distingue (dagli altri), li identifica, una sola strada hanno saputo percorrere con estrema coerenza. (…) La riprova la si individua poi nei fati, nella drammaturgia, nella musica interiore dei testi, concepiti come ‘partiture’ prima ancora e insieme che come storie, come narrazioni.


Ettore Zocaro «La Sicilia» del 30 marzo 2010

Roma – (…) Un pregevole testo di Nino Romeo noto per il suo coraggio e la sua indipendenza, autori di testi duri e poetici (si pensi a “La rondine, l’usignolo e l’upupa) che occupano un posto a sé fuori da teatro convenzionale. (…) Il testo di Romeo è compatto e lineare, segue un percorso di cadenze che nei tempi narrativi e negli accenti verbali sembra rifarsi all’antica tragedia greca.


Marcantonio Lucidi «Left» del 26 marzo 2010Oratorio per una rivolta

Roma – (…) Nino Romeo ha portato all’Atelier Metateatro di Roma un suo monologo interpretato da un’attrice di temperamento evidente, Graziana Maniscalco. (…) La difficoltà è magnificamente superata da Graziana Maniscalco che usa, con fredda tecnica, lo stratagemma di “sporcare” la recitazione… Questa “sporcatura” offre un più di realismo non alla recitazione in sé (che farebbe figura d’artificio e lederebbe la prova dell’attrice) ma al dramma interiore del personaggio… Qualsiasi sospetto di retorica viene così evitato attraverso un processo di avvicinamento e un altro di allontanamento (…) Il rifiuto di adottare un linguaggio conformista, tranquillizzane, asettico, la scelta da parte dell’attrice di una parola spezzata, straziata, tormentata n lotta con l’italiano ospedaliero di intellettuali ipocritamente taumaturghi, sono il segno di uno spettacolo che non si limita alla denuncia, non si soddisfa dell’urlo, ma chiede la rivolta.


Carmelita Celi «La Sicilia» del 21 marzo 2010

Catania – (…) Un bianco e nero che abbaglia in “Oratorio in nero per le morti bianche (così le chiamano)”, sottotitolo eloquentissimo e riarso, secondo Nino Romeo…drammaturgo blasonatissimo, con Graziana Maniscalco, corpo ed anima della sterminata antologia d’altissimo artigianato teatrale…


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