!Cucì…Cucì!

di nino romeo

rassegna stampa


Giuseppe Condorelli, Sicilia Journal – 3 marzo 2016

Catania L’affettuoso “grido” – “Cucì…Cucì” (“cugino” nel dialetto siciliano) – che attraversa i due atti di Nino Romeo – in scena sui legni del Piccolo Teatro di Catania – permea con una solitaria dolcezza di sentimenti e di affetti, uno spettacolo denso di violenza e di sopraffazione. C’è una piccola summa della nostra condizione isolana nella drammaturgia di Nino Romeo che ritorna a questo suo testo a venticinque anni dalla sua stesura e dall’assegnazione del Premio Fava: l’ordinaria migrazione – per mare e per terra – il pregiudizio, la mentalità sessuofoba e patriarcale che si articola in lugubri e sinistre figure al maschile, le neoeconomie illegali – dalla manodopera in nero al “bisiniss” dei rifiuti fino alle nuove mafie dai colletti bianchi – la quieta indifferenza nei confronti del più forte. Ma c’è, crediamo, molto di più: il paradigma di una personale condizione di sradicamento e di perenne conflittualità con una città – Catania – che con Nino Romeo non è mai stata prodiga, tutt’altro, e che si scandisce magnificamente in questa sua “contemporaneità estetica”.(…) Non c’è dunque, volutamente, determinazione: ogni presenza condensata in una metateatralità che collide volutamente con un registro linguistico pieno, aspro e musicale ad un tempo (come lo è il dialetto che lo riecheggia) e con una serie di presenze-simbolo immanenti che sovrastano tutta la vicenda. Insomma in questa riproposizione vale per Romeo quella Sicilia come “metafora” di sciasciana memoria che si fa condizione del mondo, proiettando appunto luoghi, persone e fatti su uno schermo bruciato. (…) E lungo questo personalissimo cammino di passione si muovono infatti Filippo e Vannina, i due protagonisti, replicati sulle scene in altre due coppie omologhe. (…) In questo modo e in quel mondo mafioso e intransigente, il loro ritorno diventa una terra desolata e il figlio che attendono un “sorbo acerbo”, “una pietra lanciata contro il destino”. Contro il muro del rifiuto pagheranno la loro eversione in un finale crudele e terribile che sulle scene si ricompone nella straziante “Lacrimosa” mozartiana e nell’anonimo, ferale, apperentemente definitivo “non è successo niente”.


Franco La Manna, Inscenaonline – 6 marzo 2016

L’AMORE SCONFITTO SI RISCATTA IN SCENA

Catania Con l’opera teatrale “ !Cucì…Cucì!” si apre un nuovo capitolo nella vicenda dello storico Gruppo Iarba, di Nino Romeo e Graziana Maniscalco… La prima al Piccolo Teatro di Catania ha fatto registrare il tutto esaurito per uno spettacolo che nasce da una scrittura di Nino Romeo, Premio Fava 1993 (…) che si avvale della presenza di un team giovanile accuratamente selezionato. (…) E’ un percorso destinato a diventare un’eredità nella terra natìa, alla quale recentemente il Gruppo ha fatto ritorno per fermarsi, edificare, tramandare, conservare la ricchezza e l’esperienza di anni di nomadismo, di duro e apprezzato lavoro dentro e fuori dalla Sicilia, e che collocano il Teatro di Romeo in una dimensione sovranazionale. La pièce corale, poetica e drammatica, si snoda attraverso un susseguirsi di scene a sequenza, come in un film. (…) Il rosso, il bianco e il nero, dai vestiti agli oggetti di scena, spiccano dominati da un telo di plastica combusto che ci riporta ai cromatismi e alla matericità dell’arte di Burri. La scena si apre con un presagio funesto fino al suo compiersi, densa di simbologie e intrisa di un linguaggio poetico che scorre, come trillante ruscello, tra la coppia Filippo e Vannina, moltiplicata nell’impianto drammaturgico in tre coppie. (…) Questa storicizzazione è attualizzata da elementi di scena che ci conducono in una dimensione estetica atemporale e decontestualizzata, attraverso l’uso sapiente della tecnologia tesa a riprodurre suoni e luci realistiche, arricchite da suggestivi video ed evocativi rumori della campagna, a fronte di una rappresentazione onirica intensamente interpretata dalle tre coppie di giovani, che ha cadenze di tragedia e di favola, grazie ad una solida regia che trasfigura una microstoria in un’epica vicenda cosmica dove l’amore e il dolore camminano abbracciati per sempre.


Maurizio Giordano, Cronaca oggi quotidiano – 7 marzo 2016

In scena i “Cucì” di Nino Romeo, anime pure senza redenzione, in una realtà spietata e sempre uguale

Catania Ha riscosso, nelle tre serate di rappresentazione il tutto esaurito, raccogliendo gli applausi ed i consensi del pubblico, grazie ad un lavoro corale, ad un testo poetico e crudo, ad un cast affiatato e ben assemblato e ad una messinscena intrigante. (…) Lo spettacolo, in oltre 90’ minuti, con un linguaggio di pura poesia che si fonda al tragico e con una sequenza degli avvenimenti quasi con un taglio cinematografico (…) Testo delicatissimo, crudo, nello stile di Nino Romeo che colpisce nel segno e spettacolo davvero convincente sia nella messinscena che nell’interpretazione di un cast davvero ben assemblato e guidato non solo dallo stesso Romeo. Funziona poi la scelta dell’autore e regista di richiamare i luoghi attraversati dalla giovane coppia con rumori e immagini sfocate in quanto proiettate su un telo di plastica combusto e convince anche la trovata di triplicare la coppia dei giovani Filippo e Vannina che lungo il loro cammino incontrano personaggi interpretati da attori costantemente in scena e che con la loro ostile o indifferente presenza incombono su di loro.Oltre all’oscura e costante presenza degli altri personaggi alle loro spalle e che manovrano sempre le vite altrui, risulta quindi vincente la scelta registica della coppia che in scena si triplica. (…) In scena convincono, oltre ai giovani attori nei panni di Vannina e Filippo, anche i protagonisti dei ruoli che manovrano l’intera vicenda, ovvero il rassegnato professore di Filippo, reso da Camillo Sanguedolce, lo spietato don Calò ed il compiacente commissario di Franco Colaiemma, il delinquente, il compare ed il caliaro di Nicola Costa, lo spietato boss Iano Mancuso di Emanuele Puglia, la zingara, la suora e la madre di Vannina di Sara Emmolo, il compare e sicario di Pietro Casano.Una operazione di grande pregio e valore artistico-culturale, che premia, oltre che il testo di Nino Romeo. (…) Le scene sono di Alessandra Garofalo e di Gabriele Pizzuto, i costumi di Rosy Bellomia, il disegno musicale e sonoro sono rispettivamente di Ennio Nicolosi e Giuseppe Romeo. Riprese e montaggio video di Gaetano Pulvirenti, video design di Simone Scarpello, tecnico luci Simone Raimondo.Applausi scroscianti e convinti del pubblico alla fine dello spettacolo, accompagnati dalle note dell’indimenticabile “Pensieri e parole” di Lucio Battisti. E le parole, i pensieri “Davanti a me c’è un’altra vita, la nostra è già finita e nuove notti e nuovi giorni cara vai o torni con me”, risultano un tutt’uno con la storia, cruda e commovente, narrata sulla scena da Nino Romeo.


Domenico Trischitta, Sicily mag – 8 marzo 2016″!Cucì… Cucì!”

un grido di dolore che diventerà speranza

Catania (…) Penso che Romeo volutamente abbia voluto dare alla messinscena una sospensione letteraria che fungesse da lungo prologo per un secondo atto che, invece, ricalca un realismo carnale e simbolico, tipico della sua drammaturgia. La coppia di giovani amanti che si moltiplica per tre non è una farraginosa soluzione scenica ad effetto ma il tentativo di fronteggiare con più forza il male che attanaglia la Sicilia, quello che noi chiamiamo mafia, e anche omertà, violenza, clientelismo, annullamento e sottomissione.(…) Così nella prima parte lo spettatore si cala in questa atmosfera onirica, ricorda il mondo fantastico e primordiale di Giuseppe Bonaviri, come la discesa di Silvinia e le fornarine, cariche di pagnotte, che attraversano un cono vulcanico. E l’intercalare “Cucì, Cucì”, sembra quasi un grido di conforto al dispetto di tanto male attorno, losche figure che intralciano e disturbano il fluire naturale della vita, della giovinezza. Così sono giustificati i tre colori degli abiti dei protagonisti, un’eterna lotta che dal nero al rosso vorrebbe diventare bianco. Nella seconda parte tutto diventa più chiaro, definito, i personaggi acquistano forma e realizzano, come in tragedia greca, il rito del sacrificio che deve necessariamente compiersi. “!Cucì… cucì!” è un grido di dolore che diventerà speranza.


Maria Lombardo – La Sicilia dell’8 marzo 2016

Catania (…) Nella Sicilia contadina di Nino Romeo, invece, il reale è trasposto in dimensione metastorica, nel caso di “Cucì…Cucì”, quasi metafisica. Geniale la soluzione di articolare i personaggi principali in più corpi. (…) La spersonalizzazione dei ruoli (due o tre personaggi per gli altri interpreti) funziona da moltiplicante del dramma. Suggestivi il frinire dei grilli e il ronzio delle mosche. Effetto straniante, regia magistrale, efficaci gli interpreti. (…) Grandissimo successo di pubblico.


Maurizio Giordano – dramma.it del 6 marzo 2016

Catania Una scrittura cruda, realista, con un linguaggio asciutto, particolare, profondo e che riesce sempre a comunicare qualcosa, a sorprendere, a squarciare qualche aspetto della realtà, di ieri e di oggi. (…) Testo delicatissimo, crudo, nello stile di Nino Romeo che colpisce nel segno e spettacolo davvero convincente sia nella messinscena che nell’interpretazione di un cast davvero ben assemblato e guidato dallo stesso Romeo.


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